«Siamo in attesa delle risorse degli extracanoni idrici. E auspichiamo uno sblocco in tempi consoni alle esigenze del territorio». Lo afferma il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, a un anno abbondante dall’approvazione della legge sull’energia che – rende noto in un comunicato – dovrebbe portare al Bellunese all’incirca 18,4 milioni di euro l’anno di cosiddetti “extracanoni”. Si tratta della quota di quell’energia che per legge regionale (la 27/2020) i grandi concessionari devono cedere gratuitamente ai territori (220 kiloWattora per ogni kiloWatt di potenza nominale media di concessione). Quota che la Regione Veneto ha stabilito di monetizzare per riversare le risorse su capitoli a sostegno del sociale.
«Grazie alla Regione è stato stabilito un anno fa che questi extracanoni, di recente introduzione, siano versati al 100 per 100 alla provincia di Belluno (per quanto riguarda l’energia prodotta nel Bellunese, ndr), ovvero al territorio montano dove maggiormente insistono gli impianti di grandi derivazioni idroelettriche», sottolinea Padrin, che il 3 ottobre 2022 ha partecipato alla conferenza stampa di presentazione della novità normativa insieme all’assessore Bottacin. «Questi extracanoni – è bene specificarlo – sono cosa diversa dai canoni idrici, 15 milioni di euro, che la Provincia incassa ogni anno nella loro totalità. I canoni idrici sono frutto di battaglie politiche ormai consolidate e rappresentano una certezza nelle entrate principali del bilancio. Gli extracanoni invece sono una novità, un’aggiunta che vale oltre 18 milioni di euro e che speriamo di poter avere presto a disposizione, anche grazie alle ampie garanzie forniteci dall’assessore Bottacin».
Ora, sugli extracanoni, in Seconda Commissione regionale si sta discutendo della possibilità di scendere dal 100 per 100 a una quota inferiore per Belluno, per destinare circa 2 milioni di euro alle altre province come forma di sostegno alle attività sociali e alle case di riposo dopo un anno di grande difficoltà legata alle spese per luce e gas. «Mi sono già mosso parlando con alcuni esponenti della Commissione, auspicando che si tengano in debita considerazione le esigenze del Bellunese. Credo che la montagna, che produce acqua e la vede sfruttare a beneficio delle esigenze energetiche anche degli altri territori, abbia diritto di veder riconosciute le proprie specificità territoriali», continua il presidente Padrin. «È stata avanzata in Seconda Commissione la possibilità che la quota per Belluno venga ridotta al 90 per cento, in via del tutto eccezionale e solamente per un anno, come forma di solidarietà. Certo, non è difficile comprendere le difficoltà che stanno vivendo tutti i territori del Veneto, per i quali queste risorse – al pari del Bellunese – possono rappresentare uno strumento fondamentale nel portare avanti le attività inerenti il sociale. È per questo motivo che diventa di primaria importanza che queste risorse si sblocchino e non rimangano ferme. Gli extracanoni sono fondamentali per il territorio: la Regione Veneto, con grande oculatezza e lungimiranza, ha stabilito di utilizzarli per aiutare le case di riposo, messe in difficoltà dall’aumento delle bollette energetiche; per aiutare le scuole e le famiglie con reddito basso; e anche per un sostegno alle attività commerciali e turistiche. Auspichiamo quindi che si possa arrivare a mettere a terra queste importanti risorse, che diversi sindaci e diverse case di riposo hanno cominciato a richiedere».
Sul tema sono intervenuti anche i consiglieri regionali del Pd Montanariello, Zanoni e Zottis domandando che gli extracanoni restino al Bellunese e assicurando che questa richiesta la ribadiranno nella riunione della Commissione regionale dell’11 gennaio perché una scelta diversa sarebbe un tradimento dell’autonomia del territorio bellunese.
«Da anni – hanno dichiarato i tre consiglieri – chiediamo che l’autonomia di Belluno non resti sulla carta e che venga applicata integralmente la legge che ne riconosce la specialità. Se ora scattasse la tagliola sulla monetizzazione dell’energia idroelettrica, come stabilito per legge, ci ritroveremmo di fronte ad un tradimento inaccettabile».
«È a dir poco stridente il fatto – hanno dichiarato ancora gli esponenti del Pd – che gli stessi paladini dell’autonomia da Roma che siedono nella Giunta Zaia mostrino il volto centralista quando si tratta di riconoscere specificità e autonomia al Bellunese».
Un’osservazione che non vale per tutti i leghisti in Regione perché già da tempo l’assessore Gianpaolo Bottacin ha segnalato il rischio che venga diminuita la quota riservata alla provincia di Belluno chiedendo ragione di questa intenzione al suo partito, intenzione che, se messa in pratica – ha sottolineato Bottacin – rappresenterebbe un cambio di atteggiamento verso la provincia di Belluno che negli anni è stata riconosciuta sempre di più come una realtà speciale all’interno del Veneto e quindi bisognosa di una sua autonomia.
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