L'Amico del Popolo digitale

10 L’Amico del Popolo 29 OTTOBRE 2020 - N. 43 Vita missionaria IN MISSI NE Come aiutare È possibile sostenere i missionari: • presso gli Uffici del Cen- tro missionario, a Belluno in piazza Piloni 11, tel. 0437 940594 centro.missionario@diocesi.it www.centromissionario.diocesi.it • con bonifico bancario: IT73U0200811910000002765556 L’INIZIATIVA - Le proposte del Mese Missionario hanno impegnato la nostra diocesi e le nostre comunità Don Bruno: «Tessitori di fraternità è stile missionario!» La Giornata Missionaria è stata preceduta dalla Veglia celebrata presso il Santuario del Nevegàl L’ESPERIENZA Le signore del Laboratorio Missionario… È la prima volta che entro a casa sua. Di solito Antoniet- ta veniva presso l’Ufficio Mis- sionario, ma questa volta ci siamo accordati così. È strano visitare il luogo dove vive una persona che conosci da molti anni, è come conoscerla nuo- vamente, incontrare la sua parte più intima. È lì che mi aspetta sulla soglia della por- ta, con il sorriso che sempre l’ha accompagnata in questi anni. Mi accomodo su una sedia, e lei mantiene la distanza imposta dalla pandemia. Mi chiede come sto e subito dopo mi chiede dei nostri missio- nari. Racconto le ultime no- vità, di don Augusto che è arrivato direttore all’Ufficio missionario, di padre Giu- seppe Detomaso che è in Ita- lia per un periodo di riposo e di altre notizie che mi fanno viaggiare da un continente all’altro. Mi ascolta attenta- mente e poi mi guarda e dice: «Abbiamo deciso che il labo- ratorio missionario di Santo Stefano chiuderà». Rimango in silenzio in attesa di un suo commento. Il suo sguardo è sereno. Mi racconta delle dif- ficoltà legate all’età, di come la decisione sia stata presa con le persone che in questi anni si sono dedicate a questo im- pegno missionario. Trentotto anni, questo numero continua a risuonarmi in testa. 38 anni sono tanti, sono tante settima- ne, tanti giorni… tante persone raggiunte con un aiuto. Nel corso degli anni ho avuto la possibilità di visitare il loro laboratorio, era un sottotetto posto nei locali adiacenti alla chiesa parrocchiale di Santo Stefano in centro a Belluno. Tante scale per raggiungere questa stanza, una porta di le- gno, e poi venivi circondato da appendini per abiti, scatoloni, oggettistica ricamata a mano e un gruppo di donne impegnate ognuna nella loro mansione. Nell’ultimo decennio ricordo che le scale e l’atrio che prece- devano la stanza si erano im- preziositi di persone che chie- devano qualche vestito, alcuni per il freddo, altri per avere un ricambio che non avevano, altri per vestire i loro bambini. Un giorno fui colpito da un incontro lungo queste scale, un uomo alto e prestante sa- liva con in mano questi pacchi colmi di rifornimenti e mi pre- cedeva di qualche metro. Lo Lo slogan 2020 “Tessitori di fraternità” Si va concludendo il mese di ottobre, tradizionalmente missionario. L’Ottobre Missionario di quest’anno si poneva sulla scia del mese Missionario straordinario celebrato nel 2019 sul tema “Battezzati Inviati”. Il tema del 2019, che mi- rava a far riscoprire l’uni- versalità della vocazione missionaria, ha avuto il suo sviluppo nello slogan di quest’anno “Tessitori di fraternità”. Tale slogan si- gnifica che ogni battezzato è chiamato a far conoscere la bontà, la misericordia e l’amore di Dio per tutti gli uomini, prima di tutto attra- verso un atteggiamento di accoglienza e uno stile di vi- ta basato sulla “fraternità”. Nel celebrare questo mese missionario abbiamo tenuto conto del contesto storico che stiamo vivendo, con le fati- che e le sofferenze provoca- te dalla pandemia e con le conseguenze relazionali e sociali del lungo periodo di isolamento a cui siamo stati sottomessi. In questo percor- so di riscoperta della “frater- nità” è stata illuminante la nuova Enciclica “Fratelli tut- ti” , pubblicata il 4 ottobre, in cui papa Francesco parlava al mondo dei cambiamenti necessari nell’organizzazio- ne sociale e produttiva, delle necessità di salvaguardare il creato, di farsi carico gli uni degli altri, della sempre più necessaria amicizia sociale e fratellanza umana, senza mancare l’ispirazione che ci viene dall’esperienza e dalla testimonianza di tanti mis- sionari e missionarie, da sempre presenti tra le popo- lazioni più povere e nei luo- ghi più sperduti della Terra. La Veglia presso il Santuario del Nevegàl “Tessitori di fraternità”, oltre che tema dell’ottobre Missionario, è stato anche il filo conduttore della Veglia svoltasi presso il santuario mariano del Nevegàl, gio- vedì 15 ottobre. Presieduta dal vescovo Renato, ha regi- strato la presenza di oltre 60 voci corali, in risposta alle riflessioni e alle preghiere proposte dai diversi lettori, laici, sacerdoti o religiose at- tualmente missionari o con esperienze di missione “Ad Gentes”. Cuore della Veglia è stata la riflessione proposta da don Bruno Soppelsa, mis- sionario “Fidei Donum” in Thailandia. «Tessitori di fraternità – ha evidenziato don Bruno, rifacendosi an- che agli “Orientamenti Pa- storali” della nostra diocesi per il nuovo anno pastorale – è stile missionario, da noi come nei Paesi di Missione. Ogni incontro, ogni relazio- ne rappresenta Gesù che in- contra l’umanità ancora oggi attraverso i suoi cristiani, i suoi missionari. Voler bene è fondamentale per essere inviati, ovvero missionari, e credibili. La nostra opera missionaria principale – ha precisato don Bruno – è quel- la di incontrare, instaurare relazioni, seminare il bene, coltivare amicizie vere… i frutti poi si vedranno». Don Bruno, dopo aver sa- lutato in “thai”, con le mani giunte, diversamente a se- conda di chi si ha davanti, ha raccontato la sua esperienza riguardante in particolare le relazioni di fraternità. «A noi – ha precisato don bruno - è chiesto il tipo di relazioni che Gesù aveva con la sua gente, in missione come qui. Le prime relazioni che dob- biamo coltivare sono quelle in famiglia. Per noi missio- nari la nostra famiglia è fat- ta di confratelli, di religiose, di collaboratori. In Africa ci dicevano: “Si vede che tu e don Augusto vi volete bene!” Volersi bene in famiglia è fondamentale, prima di in- contrare gli altri, nel nostro caso, in Thailandia, anche non credenti, monaci Bud- disti, gente di qualsiasi cre- do, oltre che i cristiani. Noi siamo lì per far conoscere e vescovo Renato ha ringra- ziato don Luigi Canal per gli anni vissuti come missio- nario in Brasile e poi come direttore dell’Ufficio missio- nario diocesano. Prima della conclusione della Veglia, una grossa corda, annodata di fronte ai presenti, ha voluto rappre- sentare l’importanza e la solidità dei nostri abbracci, fondamentali tessitori di ve- ra fraternità. Edieffe Nevegàl - Don Bruno Soppelsa testimone alla veglia missionaria. guardai e lui mi salutò gentil- mente. Arrivati entrambi nel- la mansarda, mi fu presentato. Dall’accento capii che non era italiano, e la sua carnagione me lo fece posizionare idealmente in una zona tra il nord Africa e il Medioriente. Parlammo poco, perché il suo compito di alleggerire il lavoro alle signore del Laboratorio gli imponeva di continuare a trasportare questi scatoloni. Venni a sapere dopo che quest›uomo, di religione musulmana, era un volontario e che ogni settimana dedicava questo tempo alla solidarietà. Rimasi molto colpito da que- sto incontro e ancora di più da come queste donne avessero incontrare Gesù, seminando relazioni fruttuose, amicizia vera, opere di bene». Don Augusto Antoniol, per vent’anni missionario in Africa (prima in Costa d’Avorio e poi in Niger) e nuovo Direttore dell’Ufficio Missionario della nostra diocesi, gli ha fatto eco, ci- tando una frase dal Talmud (testo sacro dell’Ebraismo): «Il più grande predicatore è il cuore!». Al termine della Veglia, il tessuto questo legame con lui. Antonietta mi guarda e apre un diario, è consunto e avrà molti anni. Un foglio racchiu- de le ultime offerte destinate ai nostri missionari. Di ognu- no di loro conosce la sua sto- ria, a volte legata a un sem- plice incontro avvenuto molti anni fa, altre invece avvolte da un rapporto di conoscenza profonda. Riguardo alla copertina di quel diario: è veramente consumata e la cura che usa per sfogliarlo è proporzionata al valore che in esso custodi- sce. Antonietta mi guarda e io guardo lei, sono ammirato dalla sua dedizione e di tutto il bene che queste donne han- no portato oltre oceano e qui nel nostro territorio. Un po’ mi ricorda il Lampio- naio del Piccolo Principe: “… quest’uomo sarebbe disprez- zato da tutti gli altri, dal re, dal vanitoso, dall’ubriacone, dall’uomo di affari. Tuttavia è il solo che non mi sembri ri- dicolo. Forse perché si occupa di altro che non di se stesso”. Grazie signore del Labo- ratorio Missionario di Santo Stefano… Jose Soccal

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