L'Amico del Popolo digitale

33 L’Amico del Popolo 29 ottobre 2020 - N. 43 Cultura Che cosa c'è questa settimana Telebelluno Dolomiti La provincia in video Programmi della rubrica «Insieme oltre il 2000» (ore 18.30, 21.30 e 9.15 del giorno dopo) santo stefano di cadore autore della statua di lincoln al national mall di washington Il Comelico ha dimenticato Geremia Grandelis A nove anni aveva scolpito le statue per la chiesa di Campolongo Quella di Abramo Lincoln, sedicesimo presidente degli Stati Uniti d’America, è for- se una delle statue più fa- mose al mondo, collocata nel «Lincoln Memorial», monu- mento che sorge nel «Natio- nal Mall» di Washington, e che fu realizzata giusto 100 anni fa dagli scultori Daniel Chester French e dal cado- rino Geremia Grandelis, al cui intarsio collaborarono i fratelli Piccirilli, anch’essi di origine italiana. Si tratta di un monumen- to colossale che raffigura Lincoln seduto e che nel secolo appena trascorso ha ospitato numerose manife- stazioni storiche tra le qua- li, la più famosa, è quella del 28 agosto 1963 quando, a termine della marcia su Washington per il lavoro e la libertà» Martin Luther King, iniziava il suo cele- bre discorso con le parole «I have a dream» (Io ho un sogno…). Ma quanti si ricordano og- gi dello scultore comeliano Geremia Grandelis? Il fatto che l’edificio della Scuola di Arte e Mestieri di S. Stefa- no di Cadore portasse il suo nome, che Campolongo gli abbia dedicato una via e un monumento o che «Comeli- co Cultura» gli abbia dedi- cato un sito Internet, non è certo motivo sufficiente ad assicurare memoria viva e fruttuosa. Geremia era nato a Cam- polongo il 10 luglio 1869 da una modesta famiglia di artigiani, ma giovanissimo dimostrò un’intelligenza vivace, con un’inclinazione e un amore rivolto soprat- tutto all’arte e in particolar modo alla scultura. La fi- glia Ida, nel 1955, ricorda- va che all’età di nove anni Geremia aveva scolpito nel legno le statue di San Gia- como maggiore e di San Gia- como Minore, alte più di un metro, ancora oggi visibili nella chiesa del paese, con una tale maestria che strap- parono l’ammirazione dello scultore Dal Zotto, il quale, esaminati i lavori e i dise- gni del giovane, convinse il padre a fargli intraprendere gli studi artistici. La famiglia non aveva mezzi, così il Dal Zotto con- vinse la Magnifica Comu- nità di Cadore ad aiutare economicamente il giovane talento cadorino. Nel 1881 scendeva a Venezia ed en- trava nello studio dello scul- tore Guglielmo Michieli. In laguna Geremia lavorava di notte a vignette e caricature per giornali e riviste, men- tre durante il giorno fre- quentava l’Accademia delle Belle Arti e lo studio del maestro, accattivandosi la simpatia e la stima di tutti. A diciassette anni, nel 1886 espose alla prima Biennale di Venezia, dove il suo lavoro fu premiato con il primo po- sto nella sezione umoristica, mentre al professor Michieli fu assegnato il secondo. Fatti i tre anni di servizio militare, nel 1893 Geremia emigrò a New York, dove le prospettive erano miglio- ri per la propria attività. Lavorando intensamente, non tardò a guadagnarsi la stima del pubblico sia come uomo, per la tempra del pro- prio carattere, sia come ar- tista originale ed eclettico. La sua produzione artisti- ca fu notevole e le sue opere ornano ancor oggi edifici pubblici e privati, le ville dei magnati dell’industria, della finanza e della poli- tica statunitense. Le opere principali sono: le 500 teste grottesche di grandezza tre volte il naturale per il Me- tropolitan Theatre di New York, i due gruppi statuari per il Palazzo di Giustizia di Washington, i magnifici pannelli d’altare della Cat- tedrale di Washington, le opere varie che si ammirano alla Casa Bianca e al Parla- mento di Washington, il mo- numento ad Abramo Lincoln a Washington, le numerose opere che ornano il nuovo Parlamento di Ottawa nel Canada. Fra quest’ultime spicca il busto in marmo bianco di Carrara, modellato in soli due giorni, dell’allora Principe di Galles, che volle averne una copia in bronzo per Buchingham Palace di Londra. E poi ancora i piloni monumentali per la bandie- ra della città di New York, i portoni in bronzo e molti altri lavori per la libreria di Filadelfia, le svariate opere di fattura pregevole esegui- te per i palazzi, le ville, i giardini delle famiglie Ro- ckefeller, Astor, Gould, Wal- derbilt, Coen, Wilson, (di cui era amico) Tafth, Roosevelt, Edison eccetera, nonché la fontana per l’Hotel Central Park di New York. Preparò pure nel cimitero di Porth Amboj, seppur affranto dal dolore, il monumento fu- nebre al figlio Bruno, pre- maturamente scomparso. L’unica sua opera esistente in Italia, peraltro realizzata in età giovanile, è il «Gari- baldino» del monumento a Garibaldi a Udine. Tornò a Campolongo per l’ultima volta nel 1920 e in quel periodo gli fu offerto di realizzare le porte in bron- zo dell’Università di Padova, un’offerta che lo lusingò mol- to, ma che dovette declinare per i molti impegni assunti in precedenza negli Usa. Nonostante i lunghi anni trascorsi all’estero, Geremia Grandelis rimase sempre legato da profondo affetto al paese natio e per questo motivo voleva lasciarvi un ricordo di sé, tanto che era sua intenzione donare al Comune di Santo Stefano le targhe in bronzo recanti i nomi dei Caduti nella gran- de guerra di Campolongo e Santo Stefano. Con questo intendimento scrisse più volte al sindaco di allora, sollecitandolo a inviargli le misure, senza peraltro otte- nere risposta. Così scriveva 70 anni or- sono Germano De Zolt sulle pagine del Cadore: «Sempre fiero d’essere italiano, lavo- rò con alacrità e consapevo- lezza dei suoi mezzi, uomo di grande rettitudine mo- rale, scevro di orgoglio e di vanità, parlatore facondo e incline alla facezia, egli ave- va stretto amicizia in Ame- rica con molte personalità di primo piano, tra cui, l’ex presidente della Repubblica Wilson. Scomparve nel 1929 e i funerali, più che grandio- si, spettacolari addirittura, furono eseguiti a spese della Confederazione Americana, onore questo riservato a po- chissimi. Ma in Italia nessu- no se ne accorse: ci si sareb- be accorti invece, ne siamo certi, se fosse scomparso un Al Capone o qualche altro elemento della malavita esportato negli Usa a edi- ficazione della civiltà medi- terranea e diventato famoso per i suoi delitti». Geremia Grandelis riposa oggi a Perth Amboj, accanto alla tomba del figlio. Giovanni De Donà l’anagramma Rimescola le lettere della frase: «Non precedeva Dina?» La frase proposta questa settimana da Fausto Pellegrinon na- sconde il nome di una bella località della provincia di Belluno. Hai indovinato? Troverai la soluzione nella pagina delle Rubriche. Tutti gli appassionati possono proporre il loro anagramma scri- vendoci la loro proposta all’indirizzo giochi@amicodelpopolo.it WASHINGTON - La statua di Lincoln alla National Mall. Geremia Grandelis. il libro - L’autore e l’ospedale di Feltre La Storia della medicina di Rota semplice e con un pizzico di humour «Storia della Medicina in pillole»: un libro che riper- corre la storia di questa di- sciplina e dei suoi errori che ne hanno costellato il cam- mino. Un invito a prestare più attenzione alla propria salute, senza affidarsi cie- camente a cure illusorie e pericolose. Lo stile semplice e divulgativo è uno dei pregi di questa pubblicazione ac- cessibile a tutti. Quando nel 1976 Adria- no Rota pubblicò la «Storia dell’ospedale di Feltre», nel quale rivestiva la carica di segretario generale del consiglio di amministrazio- ne, confessò di aver sempre nutrito un interesse per le vicende storiche di questa città. E che non fosse tutto riconducibile a una passio- ne passeggera lo conferma- no altre due pubblicazioni, «Storia breve di Feltre» e «Feltre napoleonica». Lasciata Feltre per diri- gere il Dipartimento Sani- tà della Regione Veneto e poi per ricoprire il ruolo di segretario generale dell’En- te ospedaliero regionale di Treviso, fino alle dimissio- ni volontarie, ha riservato parte del suo tempo libero a studi e ricerche che si sono tradotti in opere di narra- tiva e in libri di carattere storico e biografico. L’ultima in ordine di tem- po è la «Storia della Medici- na in pillole» (De Bastiani editore, Vittorio Veneto no- vembre 2019). Ciò che più colpisce il let- tore è la capacità divulga- tiva dell’autore, che nei 24 capitoli e nelle considerazio- ni finali prende in esame gli aspetti più disparati della medicina quale si è evoluta dall’antichità fino ai nostri tempi. Se avesse scritto «fino ai nostri giorni» non avrebbe mancare di scrivere qualco- sa sulla pandemia Covid 19 e dintorni. La sua è un’in- dagine libera, non condi- zionata da preconcetti o da certezze. A tal proposito alcune sue puntualizzazioni sono espressione di una garbata e sottile ironia, che contri- buisce a rendere piacevole e coinvolgente la lettura di ogni capitolo di questo libro. Anche alcuni premi Nobel cadono sotto la sua acuta os- servazione. «Nel 1949 un Nobel fu as- segnato a De Abren Moniz per aver introdotto la leu- cotomia, cioè la resezione dei lobi frontali del cervello per la cura della schizofre- nia, scoprendosi poi - dopo quindici anni e con decine di migliaia di pazienti opera- ti- che non solo tali pazien- ti non miglioravano, ma si ammalavano anche di epi- lessia». Assieme a lui sono altri gli scienziati insigniti del premio Nobel, che hanno lasciato segni indelebili in chi ha sperimentato le loro scoperte, solo più tardi clas- sificate come errori clamoro- si e pericolosi. «Per fortuna dall’accumu- lazione di errori- citazione di Marcel Proust- è pur sca- turita alla lunga qualche verità». Un invito a guardare alla medicina con responsabile cautela e spirito critico. G.T. Le «Letture» della domenica SABATO 31: le “Letture” della Domenica di Tutti i Santi da don Giorgio Soccol. La celebrazione della solennità di Tutti i Santi e la commemorazione dei defunti al tempo della pandemia LUNEDì 2 nov.: dialogo con Il Vescovo Renato Marangoni su come la Diocesi di Belluno Feltre sta affrontando questo momento storico caratterizzato dalla pandemia. Anche le ricorrenze religiose si adattono al periodo dif- ficile che l’intera umanità sta attraversando. La difficile situazione del Caucaso, martoriato dalla guerra e il tentativo di rinascita sociale della Fondazione Cif-Usa MARTEDì 3: l’Armenia, l’Azerbaigian, la contesa sul Na- gorno Karabakh: Azad Vartanian, scrittore ed esplora- tore, parla della difficile situazione nel Caucaso, dove la guerra sta distruggendo tutti i tentativi di rinascita sociale portati avanti dalla Fondazione Cif-Usa. Giornali della provincia MERCOLEDì 4: rassegna di giornali parrocchiali e di periodici della provincia di Belluno. «La Voce di Lentiai», periodico parrocchiale. «Le nuove del Pais», periodico del Decanato di Livinallongo. «L’Eco del Castionese», trimestrale delle Parrocchie di Castion e di Visome. Al via “Strada facendo”, la nuova iniziativa dell’Ufficio diocesano di pastorale dell’educazione e della scuola GIOVEDì 5: la Diocesi di Belluno Feltre ha organizzato una serie di incontri sul tema dell’educazione. Novità di quest’anno: gli appuntamenti sono rivolti a tutti i dirigenti e docenti delle scuole bellunesi. Presentazione del «Messale Romano», in uso nelle parrocchie dalla prima domenica di Avvento, il 29 novembre VENERDì 6: verrà presentato materialmente il libro de- finito in questo periodo come “Nuovo Messale”, ne sarà ricordata la storia recente, e verranno presentate le novità inserite nella edizione che sarà utilizzata in tutte le Comunità parrocchiali. 1 a parte. Interventi a «La Voce delle Istituzioni» Venerdì 30, Leando Grones , Livinallongo del Col di Lana Sabato 31, Achille Barnabò , sindaco di Domegge di Cadore Lunedì 02, Federico d’Incà , Ministro ai Rapporti con il Parlamento Martedì 03, Tg L’Alpino Mercoledì Valerio Giacobbi , Amministratore delegato Fon- dazione Cortina 2021 La rubrica va in onda ogni giorno (eccetto la domenica) alle ore 20 e ore 23, con ripetizione il giorno seguente alle 12.50.

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