L'Amico del Popolo digitale

Dai nostri paesi Belluno L’Amico del Popolo 7 NOVEMBRE 2024 - N. 44 14 Stato nello Stato’’. Suo antenato fu il dottor Benedetto Da Borso poi Padre Cipriano da Treviso di Giardino Commissario di Terrasanta, che esercitò un ruolo simile a quello oggi ricoperto dal cardinale Pizzaballa». Importante è la tomba del generale Mauro Cappellari della Colomba, «che oltre a essere nipote del papa bellunese Gregorio XVI entrò per primo, come recita la sua lapide, nella città di Belluno sgomberata dagli austriaci, guidando i bersaglieri italiani. Era il 1866». Si incontra anche la lapide dell’architetto feltrino Giuseppe Segusini, «che i bellunesi conoscono benissimo perché fu lui a realizzare il Teatro Comunale di Belluno» oggi intitolato a Dino Buzzati. È identico, ma più piccolo, al teatro di Innsbruck. Segusini operò anche in Austria. In provincia invece «lavorò per il rifacimento di moltissime chiese bellunesi, per esempio quelle di Auronzo di Cadore e di Agordo. Inventò il restauro architettonico, apparteneva ancora alla generazione che demoliva le chiese antiche per rifarle in stile neoclassico, ma lui, per esempio con Palazzo Rosso sede del municipio del capoluogo e con vari altri interventi sia a Belluno, Feltre e nel resto del Triveneto, cominciò ad attuare l’idea che si poteva salvare il salvabile: cambiò la storia dell’architettura». Sopra la lapide il suo ritratto, una scultura dello zoldano Valentino Panciera Besarel. Luigi Guglielmi Al cimitero monumentale, guidati dallo storico Marco Perale Santi e Morti: in visita a Prade, dove le lapidi raccontano la storia I Buzzati, Segusini, Mauro Cappellari, Benedetto Da Borso Tante storie sa raccontare il cimitero monumentale di Belluno, a Prade. Ci siamo recati in visita guidati dallo storico Marco Perale, già giornalista dell’Amico del Popolo. Sono storie di comunità: nell’estrema sezione occidentale troviamo lo spazio grande per i bambini, quando nell’Ottocento la mortalità era ancora molto elevata, e lì accanto lo spazio ancor più vasto tenuto libero per le epidemie, che quando capitavano producevano delle stragi. Il campo è ancora lì, verdeggiante d’erba, vuoto, senza lapidi. E ci sono storie di famiglie. Come quella dei Buzzati, nella quale Dino è solo l’ultimo anello di una catena di figure molto importanti, che conduce all’indietro a Venezia e perfino alla nascita del museo Correr. «Dino Buzzati era discendente di Augusto, grande collezionista e grande catalogatore della bibliografia bellunese, che fu giudice ed esercitò soprattutto a Venezia, dove fu presidente di Corte d’Appello» spiega Perale. «Inserito nella vita culturale veneziana, fu lui a pronunciare il discorso di apertura del museo Correr; faceva parte del comitato organizzatore». Si incontra la famiglia Da Borso, che espresse l’avvocato Alessandro «presidente della Provincia di Belluno negli anni in cui nasceva il rischio del Vajont: andò a Roma varie volte col mandato della Deputazione Provinciale e in seguito ebbe a dichiarare la famosa frase: ‘‘Ho scoperto che esiste uno BELLUNO - La tomba con la lapide dell’architetto feltrino Giuseppe Segusini e qui sotto la lapide dettata da Antonio Fogazzaro. Inquadra il codice QR. BELLUNO - La lapide di Mauro Cappellari, nipote del papa bellunese Gregorio XVI, ricorda il suo ingresso nella città liberata. BELLUNO - Con Marco Perale alla lapide di padre Cipriano Da Borso che fu «commissario di Terra Santa».

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