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2 L’Amico del Popolo 7 NOVEMBRE 2024 - N. 44 Dolomiti Bellunesi Ed. L’Amico del Popolo Srl Direzione, Redazione e Amministrazione 32100 Belluno, Piazza Piloni 11 Direttore responsabile: Alberto Laggia Tel. 0437 940641 Fax 0437 940661 redazione@amicodelpopolo.it WhatsApp 339 2743205 Sito Internet: www.amicodelpopolo.it Abbonamento: annuale € 60,00; biennale: € 110,00; sostenitore € 75,00; benemerito € 85,00; semestrale € 35,00 digitale € 30,00 segreteria@amicodelpopolo.it Pubblicità: Piazza Piloni, 11 - Belluno Tel. 0437 940641 pubblicita@amicodelpopolo.it Tariffe: Avvisi commerciali € 25,00 a modulo; Avvisi legali a preventivo Necrologi da € 40,00 C.c. postale 11622321 IBAN: IT29G0200811910000003779087 Iscrizione Tribunale Belluno n. 2 del 10/12/1948 e al nr. 986 R.O.C Stampa Centro Servizi Editoriali srl, Grisignano di Zocco (Vi) Sped. abb. post. 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(Foto Martina Fagherazzi) La geografia delle montagne italiane, dal punto di vista giuridico, è destinata a cambiare. All’entrata in vigore della legge Calderoli, approvata al Senato e ora all’esame della Camera, se non interverranno modifiche e una conseguenza terza lettura a palazzo Madama, scatterà un’articolata procedura che classificherà ex novo i Comuni montani. Entro 90 giorni uscirà il nuovo elenco basato sui criteri «altimetrico e della pendenza» previa intesa in sede di Conferenza unificata. Verosimilmente il numero delle realtà montuose sarà più piccolo rispetto agli attuali 3.524 Comuni “totalmente” montani. In provincia di Belluno oggi tutti i Comuni sono “totalmente” montani, ma la legge-quadro, di per sé, non salvaguarda i Comuni delle Province montane alpine in quanto tali. Da questo elenco, nei successivi 90 giorni, ne sarà enucleato un altro, più ristretto, che fisserà i Comuni «destinatari delle misure di sostegno» previste dalla legge-quadro, con la possibilità anche di più elenchi, graduati alla luce di parametri «geomorfologici e socio-economici» che tengano conto delle finalità della legge. Obiettivo dichiarato: mitigare gli squilibri economici e sociali «rispetto ai territori non montani», garantire a chi risiede in quota «l’effettivo esercizio dei diritti civili e sociali», favorire «il pieno e agevole accesso ai servizi pubblici essenziali, in particolare nei settori della sanità, dell’istruzione, della formazione superiore, della cultura, della connessione e della mobilità». Si tratta - spiega il ministro Calderoli - di «criteri omogenei ed innovativi per la classificazione dei Comuni» che consentiranno un’equa applicazione delle misure previste e delle risorse stanziate con «un meccanismo di monitoraggio delle stesse in vista della loro eventuale rimodulazione in itinere». Sulla volontà di «privilegiare le realtà “effettivamente” montane» ha insistito la relatrice Daisy Pirovano (Lega) mentre forti perplessità sono venute da Enrico Borghi (Italia Viva), già presidente dell’Uncem, organizzazione ora guidata da Marco Bussone, che già in sede di audizioni («L’Amico del Popolo» n. 26) aveva osservato di ritenere «poco opportuna una nuova classificazione». Nel dibattito in aula c’è anche chi ha chiesto carta bianca perché siano le Regioni a circoscrivere la propria montanità. Nella memoria depositata in Commissione la Fondazione “Montagna e Europa” Arnaldo Colleselli aveva precisato i motivi che escludono simile ipotesi, ROMA - La legge è stata approvata dall’aula del Senato, ora passa all’esa Prevede un pacchetto di crediti di imposta per varie categorie Per una montagna abitata «Sì» del Senato alla legge Adesso tocca alla Camera Luca De Carlo ha auspicato un aumento delle risorse il nodo - La classificazione nella legge Ci sono tante montagne Criteri nuovi e ‘‘stretti’’ È un edificio a due piani con un piccolo giardino (la dotazione finanziaria) la nuova, tanto attesa, legge-quadro per «il riconoscimento e la promozione delle zone montane». Il Senato l’ha varata giovedì 31 ottobre con i voti a favore della maggioranza di centrodestra e di Svp, l’astensione del cosiddetto campo largo (Pd, M5S, Avs) e una manciata di voti contrari (Italia Viva): 128 presenti, 77 sì, 5 no e 45 astenuti l’esito cristallizzato sul tabellone elettronico di palazzo Madama. Ora il disegno di legge passa alla Camera, con l’aspettativa da parte di alcuni partiti di un affinamento e quindi di una terza lettura al Senato, anche se al momento l’ipotesi appare improbabile. «Abbiamo accolto tutto quello che era possibile accogliere dati i vincoli di legge e di bilancio» il mantra ripetuto, in aula e fuori, dal ministro Roberto Calderoli, dopo aver condotto in porto il provvedimento: 29 articoli suddivisi in sei capi e, come dicevamo, un edificio a due piani. Al piano terra si colloca l’impegno di scrivere “ex novo” la classificazione dei Comuni montani (oggi sono 3.524 “totalmente” montani e 652 “parzialmente” montani) con più elenchi come spieghiamo a pie’ di pagina. Il secondo piano ospita un pacchetto di crediti di imposta a favore di varie categorie, validi dieci anni, con conseguente riduzione della dotazione annua complessiva di 200 milioni, ridotta a metà importo per quanto riguarda le politiche regionali, essendo l’altra metà assorbita appunto dagli incentivi fiscali. Il Fondo nazionale per lo sviluppo delle montagne, a cui tutto il budget fa capo, è stato istituito dal governo Draghi con la legge pluriennale di bilancio 2022-2024. Con la nuova legge-quadro il Fondo si accresce delle misure fiscali, ma a parità di risorse. Quindi meno fondi per le Regioni (la montagna veneta nel 2023 si era vista assegnare 9,9 milioni su un totale di 202) e sgravi per attrarre o tenere sul territorio persone e imprese. La discussione, prima in commissione poi in aula, relatori i senatori Balboni, FdI e Pirovano, Lega, è stata lunga e molto accesa. La maggioranza e il ministro Calderoli vantano di aver accettato un numero importante di emendamenti a firma delle opposizioni, ma le dichiarazioni finali di voto hanno fatto venire al pettine molti nodi, e non solo sul lato delle risorse, che il bellunese Luca De Carlo (FdI) ha auspicato di vedere incrementate di almeno 100 milioni a partire dal 2026 dopo aver incassato il via libera il suo emendamento sui cantieri forestali «temporanei» ed espresso parecchi dubbi sulla Strategia nazionale per le aree interne avviata dieci anni fa. La novità di fondo sono i crediti d’imposta fino al 2033 e alcuni bonus. Chi sono i beneficiari, a parte la lunga serie di decreti attuativi che dovranno essere adottati una volta rivisitata la geografia delle montagne italiane? Innanzitutto - in nome della sanità e della scuola di montagna - gli operatori sanitari e socio-sanitari nonché il personale scolastico che si trasferiranno in un Comune montano (con un credito di imposta superiore se si tratta di una località nella quale vivono minoranze linguistiche storiche) affittando o ristrutturando con mutuo un immobile ad uso abitativo. Per i dipendenti del Servizio sanitario nazionale, per i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta si prevede inoltre una speciale indennità nel contratto di lavoro. Potranno attingere ai crediti di imposta chi acquisterà o ristrutturerà con mutuo l’abitazione principale in un Comune montano nonché gli imprenditori agricoli e forestali che effettueranno investimenti volti a conseguire benefici per l’ambiente e il clima. Di analoghe agevolazioni potranno fruire le micro e piccole imprese condotte da giovani fino a 41 anni che intraprenderanno una nuova attività in un Comune montano. Ulteriori benefici possono essere ottenuti, per periodi più brevi, dalle imprese che promuovono il lavoro agile nei Comuni montani con l’esonero dei contributi previdenziali a loro carico. Bonus bebè una tantum, infine, per i nati nei Comuni montani con popolazione non superiore ai 5 mila abitanti, che si aggiunge all’assegno unico universale. A fare da cornice una Strategia nazionale per la montagna italiana che, in un’ottica di sinergia e complementarità con altre azioni, punterà a sostenere l’accesso ai servizi essenziali (o di base), «con particolare riguardo» a quelli socio-sanitari e dell’istruzione nonché alle attività commerciali, per favorire il «ripopolamento dei territori». A parte la delega al Governo a «riordinare, integrare e coordinare la normativa vigente in materia di agevolazioni anche di natura fiscale a favore dei Comuni montani, al fine di renderla coerente con la nuova classificazione» degli stessi, il testo del Senato non prevede criteri per la determinazione dei Lep (i Livelli essenziali delle prestazioni) sui monti: il cosiddetto “differenziale montagna”. Né ha recepito altre modifiche, pur sollecitate. È il caso della proposta del senatore Enrico Borghi (Italia Viva), già presidente dell’Uncem, che chiedeva di delegare al Governo la definizione di sistemi di l’impegno di rivedere la classificazione dei Comuni, oggi 3.524 ‘‘totalmente” montani e 652 “parzialmente” montani A fare da cornice una Strategia nazionale per la montagna italiana per favorire il «ripopolamento dei territori»

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