3 L’Amico del Popolo 7 NOVEMBRE 2024 - N. 44 Dolomiti Bellunesi LA MONTAGNA in numeri. (Elaborazione dell’Amico del Popolo dal «Libro bianco») ame della Camera dei Deputati. Tornerà al Senato in caso di modifiche. remunerazione dei servizi ecosistemici assicurati dai territori montani nel campo della biodiversità, delle risorse idriche, delle produzioni energetiche eccetera. Respinte anche le richieste del senatore Andrea Martella (Pd) di ampliare le agevolazioni fiscali a tutte le micro e piccole imprese recuperando a tale scopo 200 milioni dall’eliminazione dei sussidi dannosi per l’ambiente e di dare vita, sulla falsariga delle Zone economiche speciali (Zes), a Zone economiche montane (Zem) «nei Comuni con alto livello di spopolamento e desertificazione economica e commerciale». Di qui - nelle dichiarazioni di contrarietà o di astensione - il rilievo che si tratta di «una legge velleitaria» o peggio di «un sacco vuoto che non sta in piedi». Di tutt’altro avviso la maggioranza («Su sanità, scuole, giovani, smart working, agricoltura, pascoli, alberi monumentali, tribunali, abbiamo visione» ha rivendicato De Carlo) e l’Svp («È un contributo significativo» secondo il senatore Luigi Spagnolli) soddisfatta, quest’ultima, di aver fatto approvare la possibilità, da parte del ministero dell’Ambiente, di definire «annualmente, su base regionale o delle province autonome, il tasso massimo di abbattimento dei lupi, tale da non pregiudicare il mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente della specie». Dopo palazzo Madama tocca ora alla Camera, a Montecitorio. Maurizio Busatta vale a dire: «La classificazione dei Comuni montani inerisce il nodo della determinazione dei “livelli essenziali” secondo l’art. 117 della Costituzione, per cui si deve escludere una “titolarità” regionale in materia di montanità, non foss’altro per le disparità di trattamento che ne potrebbero scaturire». La legge-quadro stabilisce comunque che i nuovi confini (da aggiornare da triennio in triennio) «non si applicano ai fini delle misure previste nell’ambito della Politica agricola comune (Pac) nonché ai fini dell’esenzione dall’Imu relativa ai terreni agricoli». Deroghe non facili da gestire, aggiungendosi ai due o più elenchi di partenza, che l’Istat dovrà aiutare a formare, altre due fattispecie (la Pac e l’Imu) dove l’altimetro avrà valori diversi o comunque distinti rispetto al quadro di riferimento che si intende disegnare. Quasi che lo spartito su cui dirigere l’orchestra sia modificabile in corso d’opera senza creare disarmonie. Aspetti tutt’altro che marginali, che c’è da augurarsi non sfocino in carte bollate. Lo ha realizzato Unimont, di Milano Ecco il «Libro bianco sulla montagna» Più servizi “essenziali” per chi vive in quota La conoscenza dei territori di montagna - delle loro caratteristiche anche umane, delle loro potenzialità, espresse e nascoste - si arricchisce di un nuovo importante contributo scientifico. È il «Libro bianco sulla montagna» a cura di Unimont, polo di eccellenza dell’Università degli studi di Milano, che si è avvalsa del finanziamento del Fondo nazionale delle montagne. Il corposo volume (oltre 400 pagine) è edito da Rubbettino, sempre più punto di riferimento per le pubblicazioni relative a quello che il ministro Roberto Calderoli, nell’introduzione, definisce «un patrimonio italiano, da tutelare ed esaltare sotto ogni aspetto». Siamo di fronte a una vera e propria enciclopedia sulle montagne, non solo per la mole dell’opera, scandita da grafici, tabelle e illustrazioni, ma per la “visione d’insieme” che se ne può trarre consultando i sei capitoli lungo i quali il «Libro bianco», fresco di stampa, si articola. Parleremo più avanti di quali dovrebbero essere i contenuti di un “libro bianco”. Per cogliere la fitta trama del volume è bene cominciare dall’indice. Sei capitoli, dicevamo. Coordinati dalla professoressa Anna Giorgi, responsabile di Unimont, l’Università della montagna di Edolo (Brescia). Dopo un approfondimento sulle montagne nello scenario globale ed europeo, ecco le montagne italiane: ambiente e risorse, territorio e società, economia e imprese, legislazione e governance. Chiudono il cerchio sfide e proposte di intervento per il futuro. Un ‘‘libro bianco” inteso all’europea deve infatti sviluppare un quadro di strategie su cui orientare le politiche pubbliche e l’apporto degli operatori interessati, ma da questo punto di vista il «Libro bianco della montagna» si ferma, per così dire, in mezzo al guado, lasciando porte aperte. Dal punto di vista metodologico il «Libro bianco» di Unimont circoscrive i territori di montagna al perimetro di quelli così classificati dall’Istat sulla base della loro altimetria. In sostanza si tratta di 2.487 Comuni che rappresentano una delle tante definizioni in cui le montagne italiane si specchiano. La gran parte dei dati viene così analizzata su base regionale. Il punto centrale su cui il «Libro bianco» - al quale hanno contribuito vari autori, anche se poche firme sono venete (Paolo Gurisatti dell’Università di Padova, Silvia Oliva della Fondazione Nord Est e Andrea Ferrazzi di Confindustria per la montagna) - pone l’accento è il capitale umano. Per le zone montane - si rileva - sempre più prioritario è «individuare interventi, formule e politiche capaci soprattutto di trattenere e richiamare i giovani per contrastare il preoccupante squilibrio generazionale esistente» e pertanto riuscire a garantire «adeguati» servizi di base (sanità, assistenza socio-sanitaria, istruzione, mobilità, ecc.) nonché favorire «opportunità di lavoro qualificato» in forza di «politiche integrate» che facciano crescere «comunità ed economie vivaci, creative, sostenibili». Di qui l’agenda pro-futuro. Cinque proposte per il settore pubblico e una per quello privato, a cui si aggiungono suggerimenti sparsi, per esempio in tema di Pac (la Politica agricola comune) e di azioni meritevoli di essere praticate. Per il settore privato si rilancia la sfida della sussidiarietà orizzontale, le cinque politiche pubbliche, che si auspicano, si condensano in altrettante linee guida: strategie «specifiche» per i territori montani, tavolo interistituzionale e osservatorio «permanente e tecnologicamente avanzato», costituzione di «ecosistemi dell’innovazione», sensibilizzazione a tutto campo della società. Poche righe. Nessun approfondimento neanche in tema di “svantaggi” o “sovraccosti” connessi con il vivere e l’operare in quota. Nella parte discorsiva, due raccomandazioni richiamano comunque l’attenzione e la discussione. Il «Libro bianco» avverte che lo sviluppo del turismo della neve è «una partita in perdita» e, citando la Banca d’Italia, suggerisce di «ampliare l’offerta turistica con attività non strettamente connesse alla neve» in conseguenza dei cambiamenti climatici e degli inverni meno rigidi. Nuove opportunità - sottolinea il testo - che «richiedono professionalità, tecnologie, competenze e metodologie adeguate». Con l’obbligo di «preservare» gli ecosistemi montani e «migliorare» la qualità della vita delle comunità locali, il «Libro bianco» – seconda raccomandazione – auspica che il rinnovo delle grandi concessioni idroelettriche «dovrebbe avere come obiettivo quello di modificare radicalmente l’impianto delle relazioni tra territorio e soggetti gestori» e «rifuggire da un sistema improntato alla monetizzazione». Il banco di prova anche nel Bellunese si avvicina… M.B.
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