4 L’Amico del Popolo 7 novembre 2024 - N. 44 Dolomiti Bellunesi BELLUNO: le posizioni in classifica nei diversi parametri. (Fonte: Ecosistema urbano 2024) «Una cosa è certa: gli indirizzi a Bim Gsp, a Bim Infrastrutture e alla nuova Servizi Integrati Bellunesi, che risulterà dalla fusione delle due società, non vengono dati dai Consigli comunali. Proprio dai Consigli bisognerebbe partire, perché queste società sono delle partecipate, sono delle società in house e quindi scontano il cosiddetto controllo analogo. Vale a dire: i Comuni, che sono gli enti locali proprietari di queste società, in seno ai Consigli comunali dovrebbero elaborare le linee strategiche». E invece, Lucia Olivotto? «Invece avviene esattamente il contrario: le decisioni vengono assunte all’interno delle società, chissà come, chissà dove, e poi tutto viene portato nei Consigli comunali per ratificare». In effetti, ancora non si sa bene che cosa farà questa Sib, operativa dal 1° gennaio. Di sicuro sarà un forziere pieno di soldi, la cassaforte della provincia. Nasce con l’approvazione dei soci (i Comuni bellunesi) ma senza che il suo piano industriale sia stato reso noto. Un «sì» molto sulla fiducia, dunque. Per adesso ci si deve accontentare dei contorni, di quel che traspare dal ‘‘dietro le quinte’’, con un obiettivo aziendale dichiarato: il «consistente risparmio energetico». Che onestamente appare molto vago. Non ne sanno nulla di più i soci, cioè i Comuni, e tantomeno i cittadini. Eppure parliamo di soldi pubblici. Né si può dimenticare che Servizi Integrati Bellunesi è l’erede di quella Bim Gsp, sempre di proprietà dei Comuni, che nel volgere di pochi anni è stata capace di generare un debito monster di oltre 90 milioni di euro nella gestione dell’acqua in provincia di Belluno, arrivando sull’orlo del fallimento, totalmente privata dell’accesso al credito, impossibilitata perfino a eseguire le opere di manutenzione degli acquedotti. Che infatti oggi sono tra i peggiori d’Italia, con una dispersione che sfiora il 70% dell’acqua immessa nella rete. E neanche su questo - sul debito rimasto, sulla dispersione idrica - ai Consigli comunali è stata detta una parola chiara. Olivotto, già vicesindaca e assessora al bilancio del Comune di Belluno, che cosa vi hanno mostrato in Consiglio? «In Commissione ci hanno soltanto mostrato delle slide, soltanto mostrate, non ce le hanno neanche consegnate. Si parla di investimenti nel campo dell’energia, potrebbe anche non essere una cosa negativa: ma torniamo sempre là: che cosa vogliamo fare? Non lo si sa. Quello che invece sicuramente si sa, ed è assolutamente deprimente, è che vogliono costruire la nuova sede di questa nuova società, dicono con un investimento di ben cinque milioni di euro ma a quanto pare costerà almeno il doppio, almeno dieci milioni di euro. Vogliono costruirla a Levego, con nuovo consumo di suolo, quando abbiamo la desolazione dei capannoni abbandonati in via Vittorio Veneto. Ci è stato detto: oggi la società paga l’affitto, che mi pare sia sui duecentomila euro all’anno. Vero, ma se la nuova sede costerà dieci milioni ci vorranno 50 anni per recuperare questi soldi». Bim Gsp come sta, oggi? «La situazione di Bim Gsp è ancora oggi una situazione da monitorare, è una società che ha ancora circa 30 milioni di euro di debiti, che non sono esattamente pochi, è una società che previsionalmente presenta delle posizioni finanziarie nette negative, con erosioni di cassa degli anni 24-25-26 dovute ai rimborsi di finanziamenti in essere e che la società pensa di coprire con ulteriori indebitamenti». Il ‘‘tesoretto’’ da 48 milioni di Bim Infrastrutture, generato dalla cessione delle reti del gas, verrà dunque utilizzato per limare il debito? «Non penso che i soldi della gara del gas possano andare a pagare i debiti di Gsp, mi auguro che questa non sia la soluzione, perché sarebbe una soluzione veramente demenziale. C’è l’annoso tema degli acquedotti, che sono dei colabrodo: questo magari potrebbe essere un investimento da fare, no? Però da quel che abbiamo potuto sapere non sono previsti investimenti sul comparto acqua». Luigi Guglielmi Lucia Olivotto. La nuova classifica Ecosistema Urbano 2024: Belluno scende Acquedotti colabrodo Su 100 litri ne perdiamo 70 Tra i peggiori in Italia Bim Gsp ha investito 25,6 milioni, ma non ‘‘si vedono’’ acqua e servizi - Olivotto: «Non vedo investimenti contro la dispersione idrica» «Dove si decide per Bim Gsp e Bim Infrastrutture? I Consigli comunali chiamati solamente a ratificare» È uno degli indicatori ai quali oggi si dà più peso, perché l’acqua non va sprecata. E da noi ci permettiamo di perderne per strada ben 69,2 litri ogni 100 che vengono immessi negli acquedotti: ne immettiamo cento, al rubinetto ne arrivano trenta. Siamo tra i peggiori in Italia, penultimi tra i 103 comuni che hanno fornito i dati, solo prima di Chieti che ne spreca il 70%. E questo nonostante gli sforzi economici che Bim Gsp sta mettendo in campo. Tanto è disperata la situazione di partenza dopo anni di mancate manutenzioni per cercare di sopravvivere con un debito aziendale che aveva raggiunto i 91 milioni di euro. L’allarme è lanciato dalla nuova classifica stilata da Ecosistema Urbano 2024 che ogni anno cerca di fornire una fotografia dello stato delle città italiane sulle performance ambientali nei capoluoghi di provincia. la DISPERSIONE IDRICA Tra i peggiori in un indicatore in cui la situazione dell’intera Italia è critica. Si tende, infatti, a considerare fisiologica una dispersione idrica inferiore al 10-15% dell’acqua immessa in rete e solo undici capoluoghi su 103 hanno un valore sotto il 15%, il migliore Pavia con il 10,2%. Il valore medio dell’acqua potabile che non arriva ai rubinetti nei capoluoghi analizzati è di 36,3%, praticamente la metà di quanto registra Belluno. Una situazione prevedibile dal momento che le reti idriche italiane sono generalmente vecchie, il 60% delle infrastrutture è stato messo in posa oltre 30 anni fa ed è scarsamente mantenuto. Basti pensare che un foro di tre millimetri di larghezza in una condotta può portare a una perdita fino a 340 litri d’acqua al giorno, ovvero al consumo medio di una famiglia. La risposta è una sola: investimenti ingenti e urgenti. A maggior ragione se consideriamo che il nostro Paese è tra quelli che utilizzano più acqua in Europa: i soli capoluoghi considerati nell’indagine consumano 147 litri per abitante al giorno, 117 a Belluno, mentre la media continentale è di 220 litri. GLI ALTRI INDICATORI Rispetto al 2022 sono più gli indicatori che migliorano, dodici, rispetto a quelli in peggioramento, sette tra cui tasso di motorizzazione, vittime della strada e verde totale, ma, ad esclusione delle criticità evidenziate per la dispersione idrica, tutti con variazioni leggerissime. C’è un indicatore in cui Belluno primeggia: il numero di alberi ogni 100mila abitanti in area pubblica, ben 200. Un miglioramento di 96 posizioni rispetto all’anno scorso, in cui, però non erano stati forniti i dati relativi. Il nostro capoluogo è tra i primi dieci posti in graduatoria anche in altre due categorie in cui storicamente ben figuriamo: la raccolta differenziata e i rifiuti prodotti in cui siamo rispettivamente in quarta e sesta posizione a livello nazionale. Belluno, poi, guadagna posizioni per quanto riguarda il trasporto pubblico, sia a livello di passeggeri sia, seppur leggermente, a livello di offerta. Siamo a circa metà classifica, invece, e con valori sostanzialmente invariati rispetto al 2022, per quanto riguarda l’estensione della superficie stradale pedonalizzata e i metri di piste ciclabili PEGGIO DEL 2022 Da decimi a diciannovesimi: perdiamo ben nove posti rispetto alla stessa classifica relativa all’anno scorso, quindi costruita su dati del 2022. Ma c’era da aspettarselo se consideriamo che è stato deciso di ridurre il peso di alcuni indicatori, come la percentuale di raccolta differenziata, su cui come noi da sempre ben figuriamo, in quanto non rappresenta più come un tempo un elemento innovativo nella gestione ambientale, e di aumentarne altri, come la dispersione della rete idrica. SITUAZIONE del VENETO La migliore città per vivibilità ambientale urbana del Veneto è Treviso che sale al sesto posto nella classifica generale guidata da Reggio-Emilia. Belluno resta la seconda città in regione. Venezia (39), Padova (42) e Vicenza (51), invece, faticano a tenere il passo e Rovigo (76) e Verona (78) chiudono la classifica regionale. Irene Dal Mas Il valore medio dell’acqua potabile che non arriva ai rubinetti nei capoluoghi è di 36,3%, praticamente la metà di belluno C’è un indicatore in cui Belluno primeggia: il numero di alberi ogni 100mila abitanti in area pubblica, ben 200 «La situazione di Bim Gsp è ancora oggi una situazione da monitorare, la società ha ancora circa 30 milioni di euro di debiti» Un intervento di Bim Gsp sulla disastrata rete degli acquedotti.
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