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Giovedì 29 novembre 2018 ‐ S. Saturnino

Infortuni sul lavoro, 2.305 le denunce






Il dato provinciale riferito al periodo tra gennaio e ottobre 2018. Sette i morti. Tollot (Anmil): «Si proceda con informazione e prevenzione».

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Il numero delle vittime del lavoro in Italia è costantemente in aumento. I dati diffusi dall’Inail, attraverso gli Open data, segnano un ulteriore aggravamento di un bilancio che diventa sempre più intollerabile. A livello nazionale, le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto nei primi dieci mesi di quest’anno hanno registrato un saldo molto pesante e pari a +9,4%: 945 morti sul lavoro, vale a dire 81 in più rispetto agli 864 denunciati tra gennaio e ottobre del 2017. Solo nel territorio bellunese, da gennaio a ottobre di quest’anno sono state 2.305 le denunce di infortunio e 7 i morti sul lavoro.


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«Stiamo assistendo impotenti ad un drammatico crescendo», dichiara il presidente territoriale dell’Anmil (Associazione fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro) Aldo Tollot, «che già nei primi otto mesi dell’anno aveva registrato un aumento degli infortuni mortali del 4,5%, salito poi a +8,5% nel mese successivo per toccare, infine, quota +9,4% nell’ultima rilevazione. Quello che ci colpisce è che la crescita delle morti sul lavoro ha riguardato in particolare i lavoratori under 34 e gli over 65, dimostrando che a pagare i costi umani più pesanti sono ancora i lavoratori più giovani, vittime di un sistema lavorativo sempre più precario e insicuro, e gli anziani, che non possono più confidare in una prestanza fisica idonea a certi ambienti lavorativi».

«Questi sono numeri che ci impongono di rivolgere il massimo impegno alla diffusione della cultura della sicurezza e della formazione professionale», aggiunge, «ma non dovrebbe trattarsi di una formazione meramente normativa, quanto piuttosto di una formazione con un approccio metodologico nuovo, basato su un’analisi innovativa del rischio e sul valore e l’efficacia della testimonianza ».

Tollot conclude poi con una riflessione: «Mai come in questo caso ci rendiamo conto che la sicurezza è figlia diretta della corretta prevenzione; la mancanza di verifiche nella costruzione e manutenzione delle infrastrutture, la carenza di ispezioni e controlli, la scarsa adozione di misure collettive e individuali di protezione, stanno generando una situazione cui non possiamo restare indifferenti. Soprattutto pensando che dietro questi numeri spesso ci sono i nostri figli».


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