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Provincia e Camera, aprire nuove prospettive

Giovedì 28 luglio i dipendenti di Belluno della Camera di commercio hanno manifestato e avviato una raccolta di firme contro il progetto del Governo di ridurre il personale del 15% (e del 25% nelle Camere frutto di fusione, come è quella di Belluno e Treviso) e di chiudere le sedi distaccate se giudicate non essenziali. Dipendenti e sindacati non ne capiscono la ragione perché – sottolineano – le Camere di commercio sono sostenute dalle imprese e non pesano sul bilancio pubblico. Ma se il Governo porterà avanti questo progetto (il decreto relativo potrebbe essere approvato già nei prossimi giorni) che fine farà una parte dei 38 dipendenti e la stessa sede di Belluno? Il territorio bellunese perderà (o vedrà depotenziato) un altro servizio?
Venerdì 29 il Consiglio provinciale di Belluno ha effettuato la ricognizione sugli equilibri di bilancio, verificando di non essere ancora costretto a dichiarare il dissesto dell’Ente, ma di non poter però pensare a strategie di sviluppo per il territorio a causa di carenze normative e di una cronica e pesante mancanza di fondi. Per questo ha dato incarico al Presidente di seguire l’evolversi della situazione nei prossimi mesi nella speranza che possano aprirsi spiragli positivi.
Pur sperando che ciò possa avvenire, l’esperienza insegna che non ci si può limitare a guardare e aspettare. È necessario attivarsi per un confronto continuo con Venezia e con Roma (e non solo), avanzando richieste ben motivate, ma anche proposte ben studiate e, pure, ben supportate a livello locale.

Leggi la "spalla" della settimana scorsa.

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