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La posta va consegnata almeno 5 giorni a settimana

Il tema ormai è diventato un tormentone. La consegna della posta a giorni alterni penalizza i cittadini. Lo abbiamo scritto ormai molte volte. Non si possono dividere gli utenti tra quelli a cui la corrispondenza arriva ogni giorno e quelli che la ricevono cinque giorni su 14.
«Il diritto ad essere informati e non solo, quindi ad essere raggiunti ogni giorno dal postino, appartiene a quei servizi universali che vanno al di là di un bilancio composto solo da costi e ricavi», fa presente Francesco Zanotti, presidente della Federazione italiani settimanali cattolici alla quale aderisce anche L’Amico del Popolo. «Ci sono benefici che non si possono tradurre in cifre, ma che rappresentano un di più di democrazia e partecipazione che difficilmente si riesce a quantificare in voci attive di un rendiconto».
Zanotti propone queste sottolineature a fronte di due fatti verificatisi nelle ultime settimane e che meritano di essere ripresi.
Nei primi giorni di ottobre il Parlamento ha approvato la legge a sostegno del settore dell’editoria con norme che vanno in favore del pluralismo informativo sostenendo, con criteri di rigore ed equità, l’impegno dei mezzi che fanno sul serio informazione a livello locale o a livello nazionale.
Ma se da un lato viene riconosciuta l’importanza dei mezzi di informazione veri, tra cui anche i settimanali diocesani, allo stesso tempo non si può metterli in discussione consentendo una consegna postale a singhiozzo che rischia di fare perdere una gran fetta di abbonati esasperati dal ritardato recapito. Senza contare che al momento non ci sono alternative praticabili alla consegna a domicilio messa in atto da Poste italiane.
Il Parlamento europeo, il 15 settembre scorso, ha approvato a larghissima maggioranza una risoluzione non vincolante per i Paesi membri, ma importantissima dal punto di vista politico. Si legge, tra l’altro, che quello postale è un servizio universale che deve essere «di alta qualità, a condizioni accessibili, comprendente almeno cinque giorni di consegna e di raccolta a settimana per tutti i cittadini». Poco oltre si trova anche scritto, a proposito di accessibilità ai servizi universali: «specialmente nel caso dei cittadini... e di quanti risiedono in zone remote» (e chi abita in montagna si sente certamente chiamato in causa).
«Non sarà vincolante, ma più chiaro di così il Parlamento europeo non poteva essere», commenta Zanotti, auspicando che «chi ha orecchi...».
Orecchi ne ha avuti certamente il Tar del Lazio che ha accolto il ricorso di alcuni Comuni bellunesi contro la decisione di Poste Italiane di chiudere o ridurre l’orario dei loro uffici postali (vedi articolo a pagina 2). Anche in questo caso la motivazione ha fatto riferimento alla necessità di mantenere facilmente accessibile a tutti un servizio universale importante per la qualità di vita dei cittadini.
La speranza è che anche questo pronunciamento possa contribuire a spingere Poste Italiane a rivedere il sistema della distribuzione postale a giorni alterni e a farlo con tempestività, perché è giusto, perché la qualità del servizio da rendere alle persone non va messo in secondo piano rispetto all’utile che si attende chi eroga quel servizio.

Leggi il "fondo" della settimana scorsa.

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