Si concluderanno entro l’inizio dell’estate i lavori di posa della nuova condotta acquedottistica che, dalle sorgenti presso Malga Londo, in Val Visdende, a quota 1850 metri circa, garantisce la fornitura idropotabile agli abitati di San Pietro di Cadore e Costalta. Un acquedotto che a 500 metri a monte degli ultimi rustici presenti in località Pra Stavel è stato completamente divelto da una frana riattivata dall’azione distruttrice della tempesta Vaia dell’autunno 2018.
Il cantiere, attivato poco meno di due mesi fa e di prossima conclusione, ha portato alla posa di 620 metri di nuova tubazione dotata di giunti antisfilamento, posizionata ora all’esterno dell’area in movimento, lungo un sentiero già esistente e allargato per consentire il transito e le attività ai mezzi meccanici.
Contestualmente ai lavori, eseguiti dall’impresa Tecnoimpianti Paternoster di Predaia (Trento) per un valore complessivo di 385 mila euro, è stata costruita una piccola camera di intercettazione per agevolare in futuro gli interventi di manutenzione e sono state realizzate opere di drenaggio per allontanare le acque di scorrimento presenti in loco e rendere maggiormente stabile il versante in dissesto.
«La tempesta Vaia ha prodotto danni visibili non solo nel breve periodo – spiega Attilio Sommavilla, presidente di Bim Gsp – ma anche negli anni a venire. La distruzione dei boschi in particolare – continua Sommavilla – ha modificato profondamente la natura dei luoghi colpiti dalla calamità e aumentato, come nel caso della Val Visdende, le frane, prima inattive o silenti, grazie alla presenza di piante e di radici ben salde nel terreno, e ora di nuovo in movimento. Grazie a queste opere, finanziate con fondi dedicati alla ricostruzione, andiamo non solo a ripristinare il servizio, in questo caso comunque assicurato da un by-pass provvisorio ora rimosso grazie alla posa della nuova condotta, ma anche a garantire una maggior sicurezza alle infrastrutture e ad aumentare la resilienza dei sistemi idrici e del territorio ai cambiamenti climatici. Un’attività strategica, quindi, che ci permette di agire nel presente a tutela, anche futura, della montagna bellunese».
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