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giovedì 21 Novembre 2024,

Zecche, c’è il vaccino contro la Tbe e per i bellunesi è gratuito

Già due casi di Tbe e la stagione è appena iniziata, ci sono 1.600 posti liberi per vaccinazione

In Pronto Soccorso arrivano già persone con le zecche conficcate nella pelle e chiedono di toglierle. Significa che è di nuovo tempo di parlarne, di informare sui pericoli che si corrono a causa di questo animaletto, di ricordare quali sono le malattie che le zecche veicolano.

Le malattie a cui stare attenti sono due, qui nelle Dolomiti Bellunesi: una è dovuta a un batterio, si chiama malattia di Lyme (nota anche come Borreliosi), si cura con gli antibiotici e va presa sul serio, anche perché può dare conseguenze dopo anni, se non curata; l’altra è dovuta a un virus, si chiama Tbe, non si può curare e può provocare danni molto rilevanti, anche permanenti (e perfino la morte in uno o due casi su cento, che è molto).

Insomma, delle due malattie, quella che fa veramente paura è la Tbe ed è vero che non si può curare però per fortuna c’è il vaccino, è efficace e sicuro, è gratuito (dal 2019) per i residenti in provincia di Belluno e in meno di dieci anni già più di trentamila bellunesi l’hanno fatto (32.918 per la precisione, dal 2016 e fino a questi primi mesi del 2024, in pratica è già vaccinato il 17% della popolazione provinciale), con un vero boom – gente in coda all’esterno delle sedi vaccinali – dopo che la Regione ha deciso che per noi dev’essere gratis. Il vaccino prevede la somministrazione di più dosi perché abbia piena efficacia, questo perché è prodotto con il virus ucciso e pertanto è necessario “insistere” perché il nostro sistema immunitario impari a riconoscerlo ed eliminarlo.

D’altra parte soprattutto chi frequenta i boschi a quote medie sa benissimo che “prendere una zecca” è facile e frequente. E ormai molti di noi bellunesi hanno ascoltato il racconto di chi la Tbe l’ha avuta, alcuni ne portano per sempre i segni, altri possono testimoniare quanto sia pesante sopportare un’encefalite.

Il fatto è che nel caso della trasmissione della Tbe non è nemmeno questione di scoprire subito la zecca sulla pelle e di tirarla via appena possibile: se il destino è crudele e si ha la sfortuna di incontrare la zecca con il virus, la trasmissione può avvenire immediatamente. Anche per questo è molto importante vaccinarsi. Tra l’altro, i trentatremila bellunesi fin qui vaccinati non hanno avuto conseguenze negative dal vaccino, al più il solito indolenzimento nella sede dell’iniezione o un leggero malessere per un giorno o due. Come prenotare? www.aulss1.veneto.it c’è ampia disponibilità, 1.600 posti aperti e liberi nei Centri di Vaccinazione della Popolazione e nei principali ambulatori vaccinali.

I sintomi della Tbe compaiono ben presto, in media 8 giorni dopo il morso, ma si va da 4 a 28 giorni. Nella prima fase il virus si diffonde nel corpo umano trasportato dal sangue, abbiamo febbre, mal di testa, affaticamento, malessere, dolori muscolari e articolari. Possiamo scambiarli per i sintomi di un’influenza, ma influenza non può essere in primavera o estate. Poi arriva la seconda fase, con il coinvolgimento neurologico: la febbre si fa alta, il mal di testa è forte, possono venire meningite, encefalite, mielite e anche paralisi flaccida acuta. Si registrano anomalie nella risonanza magnetica cerebrale nel 18% in caso di lesioni cerebrali, il 77% mostra anomalie nell’elettroencefalogramma, dopo l’encefalite la metà dei pazienti mostra sintomi fino a 6 mesi ma anche dopo un anno, sintomi anche pesanti, con grave compromissione nel 30% dei casi. Che cosa fa il medico quando si trova di fronte un paziente con Tbe? Può fare poco, non c’è cura, bisogna sperare e lasciare che passi, somministrando una terapia antinfiammatoria e di supporto. Una buona notizia: i bambini hanno una prognosi migliore rispetto agli adulti. Quella cattiva: gli anziani colpiti da Tbe portano conseguenze più pesanti.

La mappa provinciale dell’incidenza della Tbe mostra che è più elevata nella zona del Cadore procedendo con un massimo nella regione orientale e andando in modo digradante fino ad Ampezzo. Poi Cencenighe Agordino, Agordo, Rivamonte Agordino, Longarone. Minore incidenza a Belluno, Ponte nelle Alpi, Sedico, Limana, Borgo Valbelluna, Feltre, Pedavena. Ancora più bassa negli altri comuni bellunesi. Nel 2023 in Ulss 1 Dolomiti sono stati diagnosticati 14 casi di Tbe (metà rispetto al 2022); in questi primi mesi del 2024 diagnosticati già 2 casi ma la forte diffusione delle zecche comincia adesso, con il caldo, l’umido.

E la malattia di Lyme? È dovuta a un batterio, è più subdola perché i sintomi possono esordire anche a più di un mese dalla puntura di zecca, all’inizio la malattia è localizzata, con un eritema migrante che generalmente compare nella zona della puntura, mentre è più rara la malattia «disseminata», che dà malessere generale, brividi, cefalea, dolori muscolo-articolari. Se c’è febbre, è bassa. Sono sintomi sfumati e visto che viviamo in un territorio dove le zecche pullulano occorre chiedersi se non siano dovuti alla trasmissione del batterio. Attenzione: se non curata (e basta un antibiotico) la malattia di Lyme alla lunga può dare artrite, neuropatie, lesioni cutanee. Anche dopo anni. Avvertenza: la malattia non immunizza, fatta una volta può capitare di prenderla di nuovo.

Prevenire? In due modi. In primo luogo cercando di tenere lontane le zecche: indossare calzoni lunghi e chiari (per vedere l’animaletto se si arrampica sulla gamba), restare sui sentieri durante le escursioni evitando l’erba, utilizzare i repellenti che sono in commercio, controllarsi (anzi: farsi controllare) la pelle dopo un’escursione, rimuovere quanto prima la zecca con la pinzetta apposita (VIDEO), chiudendola il più possibile vicino alla pelle e al di là dell’addome della zecca (perché se lo si preme la induciamo a vomitare dentro il nostro corpo), tirando leggermente e insieme ruotando la pinzetta (evitare alcol, olio, vaselina o altre soluzioni che un tempo erano suggerite). E poi, soprattutto, con i vaccini.

Ancora due cose: è iniziato il progetto biennale Monzec, finanziato con fondi europei, che coinvolge Osttirol, Alto Adige e provincia di Belluno (80.000 euro all’Ulss 1 Dolomiti), nella prospettiva di monitorare la presenza delle zecche sul territorio anche attraverso un’app per le segnalazioni; ricordiamoci di proteggere gli animali domestici, esistono vari prodotti in commercio, meglio parlarne con il veterinario di fiducia.

La conferenza stampa sulle zecche, venerdì 19 aprile, è stata tenuta dal commissario dell’Ulss 1 Dolomiti Giuseppe Dal Ben con Sandro Cinquetti direttore del Dipartimento Prevenzione, Enrico Francione del Servizio Veterinario Sanità Animale, Valeria Mondardini di Malattie infettive, Mauro Sonego coordinatore infermieristico del Pronto Soccorso di Agordo e coordinatore del Dipartimento Emergenza-Urgenza.

Luigi Guglielmi

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