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domenica 6 Ottobre 2024,

Il tifo di Giovanni Raboni in un libro curato da Rodolfo Zucco

Il critico di Fonzaso raccoglie gli scritti «di tema o di pretesto calcistico» del poeta milanese, che fu legato a Belluno

Viene voglia di farsi interisti, quasi quasi, e di dare definitivamente una prospettiva esistenziale allo spleen doloroso che prende quando guardiamo le partite dell’Italia. Perché forse aveva ragione il poeta Giovanni Raboni, milanese vicino a Belluno: «Mi sento un tifoso intimamente interista, proprio perché ho cominciato soffrendo. Sono perciò preparato a tutto, e credo che la vera passione e il vero tifo siano legati all’apprensione. Nei periodi in cui l’Inter trionfava, io mi appassionavo meno. Ero contento, ma non c’era gusto. Invece, tifavo forte per l’Inter quando si trattava di non andare in serie B». Gli viene chiesto: vogliamo consigliare l’Inter ai masochisti? «Diciamo che la consigliamo a chi concepisca il tifo come qualcosa in cui sia compresa una simpatia per i deboli e per i perdenti. Poi c’è un limite, è chiaro: uno vorrebbe anche vincere».

Il fonzasino Rodolfo Zucco, docente all’università di Udine e curatore di numerose grandi edizioni di poesia, proprio alla vigilia degli Europei di calcio – che si stanno ancora svolgendo, ma l’Italia è stata subito e tristemente eliminata – ha messo insieme per Mimesis il libro intitolato «Si è tifosi della propria squadra perché si è tifosi della propria vita. Scritti sul calcio 1979-2004», autore Giovanni Raboni, maggio 2024, Milano-Udine, 140 pagine con indice. Scorrendolo uno juventino, facciamo il caso, trova ben 22 rimandi alla squadra bianconera; ma ce ne sono anche altri, indiretti, perché legati ai giocatori. Per esempio leggiamo fino all’ultima parola dell’ultimo verso il sonetto in misure libere e rime «Ah suonatori di piffero» (pagina 53, commento in apparato critico a pagina 101): Ah suonatori di piffero, / di tamburello, di viola / state un po’ zitti se vola / con penne o piume di zeffiro // nella stravagante spola / da un piede all’altro, nel vivido / organizzarsi del brivido / fra la tomaia e la suola // sezionando come un raggio / (sì, laser più che persona) / l’area non più di rigore // a distrarci dall’orrore / che senza colpa impersona / l’imponderabile Baggio. Si comprenda che è un omaggio dovuto, visti anche i recenti fatti di cronaca (nera).

E fino a che punto il calcio è metafora delle cose, della vita? Ci ragiona il curatore Zucco nel saggio iniziale ed è un piacere essere condotti tra “argomenti seri” a partire magari da un tocco di testa.

Il volume, precisa Zucco, raccoglie gli scritti «di tema o di pretesto calcistico»: cinque poesie, 12 interventi giornalistici e due interviste. Zucco ringrazia la compagna bellunese di Giovanni Raboni, Patrizia Valduga, per avergli messo a disposizione l’archivio del poeta. La ringraziamo anche noi lettori: il libro che ne è scaturito ha un che di intimo e personale, forse proprio perché segretamente siamo tutti tifosi della nostra vita.

Luigi Guglielmi

2 commenti

  • Sono io che devo ringraziarla, caro Guglielmi. E lo faccio ex imo corde.
    Valduga

    • Che piacere il suo messaggio, ci vedremo spero presto. LG

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