È stato pubblicato il numero 34 dei Quaderni della Comunità di Villa San Francesco, collana diretta dall’avvocato Enrico Gaz. Questo volume, intitolato Le chiavi del ladro nella notte, è un’opera che raccoglie riflessioni su arte e fede, con un focus particolare sul percorso tracciato da don Luca Vialetto. Le 125 pagine del testo sono frutto di cinque anni di «catechesi incarnata e affamata», 110 incontri di un centinaio di persone dai 5 agli 87 anni provenienti da tutto il Veneto e riuniti a Villa San Francesco di Facen (Pedavena). Un lungo ciclo di incontri che sono culminati il 30 settembre 2014 presso lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme con il conferimento della laurea a… Gesù, «medico senza medicine, Maestro sprovvisto di cattedra, il più fine educatore di tutti i tempi». E infatti queste pagine esplorano il valore del messaggio evangelico e la sua capacità di trasformare la vita delle persone attraverso un approccio concreto e vissuto.
Il catechismo parrocchiale – sottolinea il volume – rischia di perdere efficacia se non è capace di trasmettere un’esperienza autentica. Spesso, infatti, i ragazzi si allontanano dalla Chiesa dopo aver ricevuto la cresima e il loro eventuale ritorno avviene più per la testimonianza di familiari e amici che per i contenuti appresi. I testi di don Luca Vialetto si distinguono per la loro semplicità e immediatezza: attraverso immagini e parole, riescono a evocare emozioni primarie come gioia e tristezza, luce e tenebra, cibo e fame, vita e morte.
Il volume evidenzia come i Vangeli non siano solo un racconto da leggere, ma uno spunto per scrivere un proprio “quinto Vangelo”, ovvero un’esperienza di fede personale e concreta. «Ciò che leggo mi legge» si afferma nel testo, sottolineando come la Parola possa offrire nuove chiavi di lettura della propria esistenza. Questo processo di riscoperta si inserisce perfettamente nel contesto della Comunità di Villa San Francesco, dove la testimonianza e la condivisione aiutano a comprendere più profondamente il messaggio evangelico.
Il Vangelo come “antivirus” della memoria
Il volume propone un’interessante metafora, paragonando il Vangelo a un “antivirus” capace di restituire all’uomo la sua integrità. Leggendolo e accogliendolo, si può riscoprire ciò che di autentico è scritto nella propria storia personale. Viviamo in un’epoca con poca memoria e, di conseguenza, rischiamo di smarrire il senso del passato, compromettendo il presente e il futuro. La storia dell’umanità è vista come un libro che va letto ogni giorno con attenzione, per dare valore non tanto alla quantità degli anni vissuti, quanto alla qualità della vita all’interno di quegli anni.
Arte e fede in dialogo
Nella prefazione del volume, il vescovo di Treviso Michele Tomasi descrive il percorso proposto da don Luca Vialetto come un connubio tra arte e Parola, in grado di offrire un’esperienza di contemplazione e meditazione. L’opera guida i lettori attraverso le letture domenicali dell’anno liturgico, accostando testi e rappresentazioni artistiche di vario genere. In questo modo, il messaggio evangelico si arricchisce di nuove prospettive e sensibilità, trasformandosi in un’esperienza che coinvolge sia l’intelletto che l’emozione. «Non siamo noi ad attualizzare la Parola, ma è la Parola che si fa attuale rispetto alla nostra vita» afferma il vescovo, evidenziando come l’incontro con il Vangelo possa aprire percorsi inaspettati nella quotidianità di ciascuno.
Grazie a questo approccio, la partecipazione alla Liturgia della Parola acquista un significato più profondo, permettendo di cogliere con maggiore consapevolezza la bellezza del messaggio cristiano.
L’arte come strumento di inclusione
Uno dei principi fondamentali della Comunità di Villa San Francesco è l’apertura: chiunque si avvicini viene accolto e coinvolto, indipendentemente dal suo percorso di vita. Ogni persona, con la propria esperienza e le proprie competenze, può contribuire alla crescita della comunità. L’arte, in particolare, ha avuto un ruolo significativo nel coinvolgere i giovani ospiti della struttura. Molti artisti, italiani e stranieri, hanno offerto il loro supporto per avviare i ragazzi alla conoscenza e alla pratica artistica.
Le porte della comunità sono state arricchite da decorazioni colorate, mentre all’interno si sono sviluppati laboratori di stampa calcografica, ceramica e vetrofusione. Anche i ragazzi della Comunità hanno dato il loro contributo, realizzando opere che raccontano la loro vita quotidiana. Alcune di queste creazioni sono state esposte in una mostra itinerante, portando il loro messaggio di inclusione in diverse località.
L’attenzione per il passato e la cura del territorio hanno inoltre portato al recupero di affreschi e dipinti murali sia all’interno della struttura che nei capitelli del paese. Questo impegno ha favorito la riscoperta della tecnica dell’affresco, un’importante tradizione italiana oggi poco valorizzata. Casa Emmaus e Casa Aurora, grazie alla collaborazione di artisti e apprendisti di diverse nazionalità, sono diventate luoghi di memoria e di accoglienza, dove la pittura murale racconta storie di vita e speranza.
Infine, l’arte è stata utilizzata anche come strumento di narrazione: i ragazzi hanno illustrato in immagini i testi letti nei loro incontri, trasformando brani di autori come Collodi e Saint-Exupéry in suggestive rappresentazioni visive. Un percorso che conferma come l’arte e la fede, insieme, possano diventare una via di crescita e consapevolezza per tutti.
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