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Una scelta di responsabilità

Domenica 4 dicembre si tiene il referendum per dire «Sì» o «No» alla riforma costituzionale. Come votare?
Se nel nostro Paese ci fosse una cultura politica migliore, una più matura capacità di partecipazione democratica, la scelta darebbe meno preoccupazione. In un caso o nell’altro, infatti, ci sarebbe la sicurezza che dopo il voto verrebbe fatto il necessario per utilizzare al meglio le possibilità offerte dalla normativa. Non ci sarebbe insomma il pericolo che possano aprirsi scenari pericolosi, oppure situazioni di confusione o addirittura di blocco istituzionale, come paventano molti dei sostenitori del «No» alla riforma. Parimenti, non ci sarebbe il rischio, prospettato dai favorevoli al «Sì», che bocciare la riforma significhi condannare il Paese all’immobilismo istituzionale e alla instabilità politica.
La questione di fondo è proprio quella di riuscire a far crescere nel Paese una migliore cultura politica, una maggiore capacità di partecipazione, una concreta assunzione di responsabilità da parte di tutti, semplici cittadini e rappresentanti delle istituzioni, una più forte considerazione dell’importanza di perseguire il bene comune senza strumentalizzazioni di parte.
Alla luce di ciò è chiaro che domenica 4 dicembre è importante recarsi alle urne, proprio come espressione di maturità democratica, della responsabilità/volontà di ogni cittadino di portare il proprio contributo al bene comune indicando come si preferisce che sia regolato il nostro vivere comune. Sarebbe contraddittorio infatti lamentarsi della classe politica incapace di compiere il proprio dovere e poi non assumersi le necessarie responsabilità come cittadini.
Detto dell’importanza di recarsi alle urne, è vero che si tratta di una scelta complessa, che richiede l’impegno di informarsi con cura per essere in grado di valutare cosa sia meglio, senza affidarsi solo alla pancia e all’emozione. Entrambe le scelte portano con sé vantaggi e svantaggi, possibilità positive, ma che per concretizzarsi richiedono un lavoro che non si può dare per scontato, e rischi che possono essere seri, ma che possono anche essere evitati. La riforma, per esempio, persegue l’obiettivo di garantire al sistema maggiore stabilità politica per permettere un governo del Paese più efficace. In questo c’è chi vede la possibilità anche di una deriva antidemocratica col rischio che il Paese possa essere consegnato nelle mani di una sola parte politica minoritaria che avrebbe la possibilità di fare ciò che vuole. Un rischio che per tanti sostenitori della riforma è solo teorico perché, oltre alle garanzie previste dalle norme, c’è l’argine fondamentale costituito dalla volontà politica della maggioranza del Paese che è sinceramente democratica.
Per fare un altro esempio, la riforma costituzionale mira a semplificare il processo legislativo per dare maggiore efficacia al lavoro del Parlamento. Ma la possibilità di raggiungere questo obiettivo dipende molto dal modo in cui saranno interpretate le nuove regole e i nuovi equilibri che vengono a crearsi tra Camera e Senato, tra Stato centrale e autonomie locali, tra i vari poteri della Repubblica. Se da parte dei politici ci sarà la capacità di collaborare le nuove norme potranno dispiegare il loro effetto, altrimenti è facile prevedere che potranno vincere l’ostruzionismo e la volontà di utilizzare qualsiasi regola per mettere in difficoltà la controparte. D’altra parte, anche dovessero prevalere i «No» alla riforma, il futuro dell’Italia dipenderebbe ancora dalla volontà o meno della politica di utilizzare al meglio le regole che ci sono per creare le condizioni di sviluppo di cui tutti hanno bisogno.
Alla domanda quindi se è meglio un «Sì» o un «No» sulla scheda referendaria, la risposta di fondo è che dipenderà da come la politica saprà interpretare il suo ruolo, da come verranno utilizzate le regole che ci sono o che ci saranno. Non esiste e non può esistere, infatti, una legge in grado, da sola, di garantire il raggiungimento di buoni risultati, senza la buona volontà e la retta intenzione da parte di chi questa legge è chiamato a utilizzarla e, prima ancora, a darle vita. Ecco allora l’importanza che la scelta referendaria sia coscienziosa e responsabile e non affidata in modo acritico a chi accredita l’idea di soluzioni semplici o, peggio, che sia sufficiente una delega in bianco a chi promette risultati facili e senza impegno. Spesso si sente dire che la classe politica è l’espressione della società che la genera. Anche per questo è importante un segnale di grande responsabilità perché poi è questo, giustamente, che ci si attende da chi viene eletto.

Leggi il "fondo" della settimana scorsa.

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