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Intervento statale necessario e urgente

Come andrà a finire la vicenda della gestione delle strade bellunesi? Qualche indicazione potrà venire dall’assemblea straordinaria dei sindaci della provincia che è stata convocata proprio su questo tema sabato 11 febbraio; ma anche dall’assemblea dei presidenti di Provincia che è stata organizzata a Roma per il 16 febbraio sul tema delle risorse dovute dallo Stato; poi ancora dall’assemblea dei soci di Veneto Strade prevista per il 24 febbraio.
Il presidente dell’Unione delle Province italiane, il vicentino Achille Variati, nel chiamare a Roma tutti i suoi colleghi presidenti di Provincia ha fatto sapere che se per il 16 febbraio «non avremo risposte dal Governo, non potremo che decidere tutti insieme iniziative eclatanti per far comprendere ai cittadini come le risorse che noi chiediamo non servano a noi, che da amministratori provinciali non prendiamo un solo euro, ma per assicurare loro quei servizi cui hanno pieno diritto».
«Sono settimane – ha spiegato ancora Variati – che chiediamo un decreto legge che stanzi tra i 400 e i 600 milioni per assicurare la manutenzione ordinaria delle 5.100 scuole superiori statali e dei 130mila chilometri di strade provinciali e che ci assicuri norme per organizzare il personale e chiudere i bilanci di previsione. Il Governo intende fare, e quando, questo decreto per dare soluzione a queste emergenze?».
Queste parole di Variati sono giunte a commento di un intervento alla Camera del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianclaudio Bressa, che ha sottolineato che è «ragionevole sostenere l’opportunità di una rivisitazione della legge Delrio alla luce sia di alcune lacune obiettive che la sua attuazione ha fatto rilevare in questi anni, sia della necessità di rivedere il rapporto tra le Regioni e le Province, nella legge costituito in vista di una sostanziale regionalizzazione di tali ultimi enti ed allo stato non più praticabile».
In ogni caso, ha precisato Bressa, le difficoltà finanziarie delle Province «non nascono dalla loro legge di riforma, ma dalle disposizioni successivamente intervenute per il concorso alla finanza pubblica; in particolare dalla legge di stabilità del 2015, il cui impatto negativo per l’equilibrio finanziario si è cercato e si sta cercando di stemperare per assicurare l’esercizio delle funzioni fondamentali da parte di tali enti, anche probabilmente con un prossimo intervento da parte del Governo».
Proprio sulla possibilità di un prossimo, auspicato e promesso, intervento del Governo si è basata finora la richiesta della Provincia di Belluno a Veneto Strade di continuare nel suo servizio di gestione delle strade bellunesi anche non regionali, quelle cioè ex Anas e quelle provinciali "storiche" (in totale circa 700 km che per la Provincia comportano una spesa di gestione di 5 + 6,2 milioni, mentre Veneto Strade chiede 9 + 6 milioni). La possibilità di arrivo dei soldi dallo Stato viene però evocata ormai da molto tempo, ma non si è ancora concretizzata e non si sa quando potrà esserlo.
Di qui la decisione di Veneto Strade di interrompere il suo servizio in provincia dal prossimo 1° marzo, per mettere ciascuno (e in particolare lo Stato) davanti alle sue responsabilità. Una necessità condivisa anche da Quinto Piol, uno dei due bellunesi che hanno votato contro questa decisione e che sarebbe stato disponibile ad aspettare ancora qualche mese, ma che riconosce il bisogno di uscire da questa situazione di stallo.
Per la viabilità bellunese, che ora Veneto Strade non vuole più gestire, lo Stato aveva previsto inizialmente un finanziamento di 15 milioni. Finanziamento che si è via, via ridotto negli anni fino ad azzerarsi. Di qui la richiesta al Governo che la gestione delle strade torni ad essere finanziata da Roma o, in alternativa, che venga affidata all’Anas.
Una richiesta finora non accolta, ma che non potrà essere ancora ignorata senza che si generino gravi conseguenze, come testimonia per esempio l’avvio delle procedure di Cassa integrazione guadagni per circa 90 dipendenti della sede di Belluno di Veneto Strade.
Lo Stato deve garantire i soldi che servono alle Province, per le strade e per gli altri servizi importanti che svolgono a favore del territorio. Con la bocciatura del referendum costituzionale le Province rimangono uno dei capisaldi della Repubblica e vanno messe in grado di funzionare.

Leggi il "fondo" della settimana scorsa.

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